Spazio Labo’ – Centro di fotografia | Strada Maggiore 29 | Bologna

CLAUDIA LAUS

CLAUDIA LAUS

Our land, our sky, our sun

Progetto realizzato, in collaborazione con Paola Beretta, all’interno del modulo di Fotografia Documentaria, tenuto da Martino Lombezzi, e incluso nella pubblicazione ID#03 di Edizioni Labo’ (disponibile presso la libreria di Spazio Labo’).

Jamil Shihadeh nasce a Gerusalemme nel 1950. Finita la scuola nel 1969, parte in treno da Istanbul con degli amici per arrivare a Perugia, dove deve frequentare delle lezioni d’italiano prima di poter iniziare l’università. Nel 1971 si trasferisce a Roma per studiare farmacia che, dopo un nuovo trasferimento nel 1974, continuerà a Bologna. Nel frattempo, Jamil conduce la classica vita da studente fuori sede: stringe nuove amicizie, viaggia per l’Italia, fa dei lavoretti per mantenersi, ogni tanto studia e documenta tutto con l’immancabile macchina fotografica. In Italia, vive in un contesto più vivace, totalmente diverso da quello tradizionalista della Palestina. Preoccupato di ciò, il padre gli combina il matrimonio con Fatima, una ragazza palestinese con cui Jamil si sposa nel 1979, a Gerusalemme. Tornato in Italia da uomo sposato, si trasferisce con Fatima a Pavia, nuova sede per i suoi studi fino al 1984, quando tornerà a Bologna. Jamil non riesce a fermarsi, lavora tra Milano e Lugano mentre la moglie e i figli, nati poco dopo il matrimonio, continuano a vivere a Bologna.

Finiti gli studi, prende una strada diversa da quella che il suo percorso avrebbe previsto e, con i soldi messi da parte, nel 1991 apre “Al Salam”, il primo take away palestinese di Bologna in via Centotrecento, che è tuttora in attività. La storia di Jamil non è solo una storia di vita, ma anche il racconto di un’identità a cavallo tra due paesi. Due nazioni distanti tra loro ma che convergono nelle abitudini e nelle tradizioni di quest’uomo che festeggia Natale e Ramandan; che si sente, contemporaneamente, palestinese e italiano. Due paesi che, nel corso degli anni, sono diventati una sola e unica casa per Jamil. Un solo e grande luogo, in cui le distanze spaziali e culturali sono ridotte e annullate.

Flaws

Progetto realizzato all’interno del modulo Progettualità ed Editing, tenuto da Laura De Marco.

Una persona che si osserva allo specchio, ottiene un riflesso filtrato dall’immagine corporea, cioè, dal modo in cui il proprio corpo le appare. Si tratta di un’immagine elaborata gradualmente, tra l’infanzia e l’adolescenza, non solo in base alle caratteristiche fisiche, ma anche alla personalità, ai rapporti interpersonali e al contesto socio-culturale. Si può dire, quindi, che l’individuo non guardi obiettivamente al proprio corpo, ma che la sua idea a riguardo gli dia una rappresentazione elaborata e filtrata di questo. Di conseguenza, un estraneo avrà una rappresentazione ben diversa del nostro corpo perché non influenzato dagli stessi preconcetti.

Lo stesso processo coinvolge anche i difetti fisici che, osservati alla luce di questa percezione di sé, risaltano immediatamente all’occhio di chi li porta, mentre ciò non avviene per gli altri che potrebbero non notarli subito (o non notarli affatto). Infatti, sebbene nella mente siano ingigantite, ogni occhiaia profonda, smagliatura o dente storto, costituiscono una minima parte della persona. Un puntino che si perde nella totalità della figura e che diventa difficile da identificare.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi